Posto in questi termini potrebbe sembrare un dilemma di tipo enologico, tanto più che in Romagna siamo abili produttori di vino e degni seguaci di Bacco; in realtà il dubbio è prettamente botanico: visto il periodo, infatti, si sta parlando di alberi di Natale, e nello specifico di abeti.
Sì perché nel nostro paese, e in particolare nei boschi del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, sono ampiamente diffusi (oltre ad altre specie di conifere) l’abete bianco (Abies alba) e l’abete rosso (Picea abies).
Il termine abies proviene dalla radice sanscrita “abh” che significa sgorgare (con tutta probabilità in riferimento alla resina, di cui l’abete rosso è ricco) mentre picea è il nome latino del pino selvatico che si rinviene negli scritti di Virgilio e Plinio, e alba si riferisce al colore bianco (o chiaro) di alcune parti della pianta (corteccia e foglie).
Queste due specie di aghifoglie hanno caratteristiche morfologiche ed esigenze ecologiche differenti, tant’è che troviamo foreste di abeti sia su tutto l’arco alpino (dove sono autoctone e vegetano allo stato spontaneo) sia sulla catena appenninica (dove sono rivenute principalmente in formazioni arboree di carattere antropico, salvo alcune piccole stazioni dove vegetano allo stato spontaneo).